I sacchi del caffè crudo sono come una sua carta d’identità: identificano il caffè verde in tutte le sue varianti.
Sono il primo biglietto da visita del caffè che il crudista ed il tostatore stanno acquistando e riflettono la qualità del contenuto stesso.
Scopriamo insieme perché!
Abbiamo già visto le differenze fra le due principali specie botaniche di caffè, ossia fra arabica e robusta:
Il terroir che influenza la formazione dell’aroma nella futura tazzina:
Come vengono raccolte le drupe:
Come vengono poi lavorate per estrarre i chicchi di caffè verde:
Tutte caratteristiche fondamentali per sapere quale gusto e che qualità aspettarsi in tazza!
Ora manca solo sapere come viene confezionato e trasportato per arrivare fino a noi torrefattori.
I sacchi del caffè crudo parlano!
Il caffè arriva in Italia ancora crudo, pronto per essere tostato e quindi commercializzato.
Come già abbiamo sottolineato più volte, la qualità non dipende solo ed unicamente dalla tipicità di ciascuna specie o dalle tecniche di estrazione. Ma sussistono una serie di anelli tutti importanti per il raggiungimento del risultato, tra i quali il confezionamento ed il trasporto.
Ad esempio: se non si cura questa fase, il caffè crudo può assorbire umidità e/o salsedine durante il trasporto via mare, con ovvi risvolti negativi sul gusto in tazza, rendendolo a volte anche non più commercializzabile, dato che il limite massimo di umidità del crudo è stato fissato al 12% per la vendita.
Vengono poi trasportati per lo più in sacchi standard da 60 kg di juta e/o sisal. Anche se ormai questi tessuti sono solo un rivestimento esterno, in quanto non mantengono bene a riparo il caffè dall’umidità, caldo e raggi solari. All’interno infatti, se si vuole conservare la qualità al massimo, vengono foderati con particolari sacchi di plastica, richiudibili con una fascetta di plastica e microforati.
Noi di Ernani abbiamo optato per questa soluzione per tutti i nostri caffè.
Le alternative possono essere il sottovuoto, ma solo per piccoli quantitativi di caffè trasportato o micro lotti di caffè di qualità elevatissima.
Oppure caffè versato all’interno direttamente di container appositi. Questa soluzione è scelta da grandi torrefazioni che commercializzano enormi quantità.
A questo punto subentra il crudista, il quale riceve il caffè dall’importatore. Se è attento al prodotto lo controlla, lo ripulisce e lo insacchetta per vendere poi al Torrefattore solo il meglio.
Ed è proprio così che lavorano i nostri crudisti attentamente selezionati e che godono della nostra piena fiducia.
Ed ecco che entriamo in gioco noi, con una prima fase di analisi, sia visiva dei sacchi, sia gustativa, oltre che analisi chimico-fisiche nei laboratori dell’azienda.
Ma veniamo a noi! Cosa dicono i sacchi del caffè crudo?
Ad esempio ecco qui il sacco del Kalle, sul quale possiamo leggere le seguenti indicazioni:
- Kalledevarapura estate – il nome della piantagione di produzione
- Specialty Indian Coffee – vediamo quindi che è un caffè Specialty indiano
- Crop Year: 2018-2019 – la stagione di raccolta, la quale inizia a settembre del primo anno e si conclude a settembre dell’anno successivo
- Customized for Rehm & Co – che è l’importatore del caffè
In questo caso, per il Caffè delle Donne, vediamo:
- Spiga trading – un altro nostro importatore
- Il certificato IWCA – la certificazione dell’Alleanza internazionale delle donne nel caffè, con il quale si garantiscono pari opportunità lavorative
- 002 – il codice identificativo del paese di produzione, in questo caso il Brasile
- 1725 – il codice del trasportatore
- 0008 – il lotto di questo sacco di caffè
Ora riesci a leggere anche tu il sacco del caffè!
Facciamolo insieme: questo è un Sidamo Etiope washed, quindi lavato. Sarà quindi un caffè fruttato e floreale, d’altura, con una buona acidità.
Inoltre è di “Grade 2”, ciò significa che considerando una scala che va da grade 1, il livello più alto indice di un caffè con zero difetti, ad un grade 5, ossia un caffè che può avere fino a 100 difetti, il grade 2 indica un caffè di ottima qualità.
Infine troviamo sempre i vari codici identificativi, oltre che l’anno di raccolto.